Scegli lingua: INTL / it

Al Faya Lodge

Al Faya Lodge

Al Faya Lodge si trova nel deserto cremisi degli Emirati Arabi Uniti, nelle immediate vicinanze della storica prima pompa di benzina del Paese.

L’Al Faya Lodge è l’ultima perla della Sharjah Collection ‐ un gruppo di boutique hotel e rifugi ecologici sapientemente dislocati in punti chiave dell’Emirato di Sharjah. Situato ai piedi del monte Alvaah, con tutte le carte in regola per diventare una nuova ed esclusiva meta turistica, l’Al Faya Lodge si trova nel deserto cremisi degli Emirati Arabi Uniti, nelle immediate vicinanze della storica prima pompa di benzina del Paese. Autore del progetto è l’architetto Jonathan Ashmore (direttore dello studio ANARCHITECT con sede a Dubai e Londra) che ha reinventato e trasformato due edifici in pietra a un piano risalenti agli anni ’60 del secolo scorso, precedentemente adibiti a clinica medica e negozio di alimentari, in un albergo elegante e moderno con ristorante annesso. Alle strutture preesistenti ha aggiunto un nuovo edificio adibito a spa con acqua salata.

  • Luogo Sharjah, Emirati Arabi Uniti
  • Anno 2017
  • Architetto Jonathan Ashmore
  • Studio di Design ANARCHITECT
  • Applicazioni Rivestimenti Parete
  • Tipologia progetto Hotel
È l’ultima perla della Sharjah Collection ‐ un gruppo di boutique hotel e rifugi ecologici sapientemente dislocati in punti chiave dell’Emirato di Sharjah

È l’ultima perla della Sharjah Collection ‐ un gruppo di boutique hotel e rifugi ecologici sapientemente dislocati in punti chiave dell’Emirato di Sharjah

L’Al Faya Lodge ha costituito una sfida emozionante e unica nel suo genere per ANARCHITECT, forte della propria passione verso i progetti concepiti su misura per il sito di destinazione e della propria predilezione per i dettagli e la concretezza.

Partendo da tutte queste considerazioni, Jonathan Ashmore ha rivestito parzialmente le pareti esterne del boutique hotel con l’acciaio ossidato di CorTen e di utilizzare come materiali strutturali secondari l’alluminio e robusti legni duri come il teak, in particolare per tetti sporgenti, elementi ombreggianti e i terrazzi innalzati oltre il livello delle sabbie. Una serie di soluzioni che, insieme a parti dei muri intonacate, hanno aggiunto eleganza e precisione al progetto e donato agli edifici un cambio soffuso di tonalità e di texture, concepite per maturare nel colore nel tempo in risposta all’impatto del clima.

Per la realizzazione delle pareti all’interno degli edifici la scelta dei materiali, effettuata per rimarcare i nuovi interventi, è ricaduta sulle finiture Bruno della Collezione Ossido di Laminam. “Perché – come spiega Jonathan Ashmore – la nostra intenzione era quella di traslare negli spazi interni l’essenza della texture cromatica propria dell’acciaio CorTen usato all’esterno. Inoltre volevamo ottenere un soffitto alto 3 metri, in particolare nell’edificio dell’albergo, al fine di creare stanze dalle proporzioni rilassanti. Il colore, le grandi dimensioni (3 x 1 m) e il profilo sottile (3 mm) delle superfici Laminam, visto anche il limitato margine di manovra dato dalla scocca dell’edificio esistente, hanno reso perciò la finitura dell’azienda italiana perfetta per questo entusiasmante progetto di ristrutturazione. Le caratteristiche degli interni rappresentano così la traslazione del linguaggio architettonico esterno dell’Al Faya, un approccio ricorrente nei progetti di ANARCHITECT”.

Jonathan Ashmore, ANARCHITECT

“L’ambiente desertico è caratterizzato da un caldo soffocante d’estate e un’esposizione solare intensa e prolungata: questi sono fattori importanti da considerare in fase di progettazione della forma e della massa dell’edificio, nonché in fase di selezione di materiali idonei e resistenti. I siti desertici non sono solo esposti alla luce solare ma anche a ogni tipo di intemperia. Pioggia battente, tempeste di sabbia e basse temperature notturne, tanto per citarne alcune. Le costruzioni in pietra o cemento locali presentano una massa termica capace di contrastare le fluttuazioni di temperatura provocate da queste condizioni estreme. Ho preso poi in considerazione, nella scelta dei materiali, anche la presenza storica di ferro nella regione. Infine, ho voluto creare un contrasto con il tessuto originale degli edifici esistenti con l’intenzione di enfatizzare i nuovi strati architettonici addizionali, creare confini chiari e generare una contrapposizione tra il vecchio e il nuovo”.

 

Jonathan Ashmore, ANARCHITECT

Credits

  • Photography Fernando Guerra
  • Architecture & Interior Design ANARCHITECT
Immagini
Contattaci

    Candidati ora

    Ti stai candidando per la posizione di

      Candidati ora

      Stai inviando una candidatura spontanea